domenica 29 giugno 2008

viaggi in territorio extra EU con cedolino

In passato il Ministero dell’Interno emanava delle circolari ad hoc che consentivano a tutti i cittadini extracomunitari in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, di tornare in patria in occasione delle feste “comandate” (natale, pasqua) oppure per le vacanze estive. Al di fuori dei periodi consentiti, specificati in tali circolari, non era possibile far rientro in Italia dopo l’uscita poiché il cedolino che rilasciava la Questura a seguito dell’istanza di rinnovo del permesso di soggiorno non era titolo “legittimante” il reingresso nel territorio nazionale.Ormai però anche chi attende il rinnovo può tornare a casa e rientrare in Italia in ogni momento dell’anno. A seguito degli accordi tra il Ministero dell’Interno e Poste Italiane le richieste dei primi rilasci e dei rinnovi dei permessi di soggiorno si presentano direttamente presso gli uffici postali autorizzati (salvo che in alcuni casi tassativamente previsti) che rilasciano una ricevuta dotata di particolari caratteristiche anticontraffazione. Questa ricevuta, insieme al passaporto e al permesso di soggiorno scaduto, legittima il titolare a soggiornare in Italia fino all’esito della richiesta. A causa degli enormi ritardi nell’esame delle pratiche, con la Direttiva del Ministero Interno del 5 agosto 2006 e la circolare del Ministero dell’Interno del 12 dicembre 2007 si è voluto stabilire una regola generale: i cittadini extraUe in attesa del rinnovo (qualunque sia il motivo del soggiorno), conservano tutti i diritti di soggiorno a parità di condizioni con gli stranieri regolarmente soggiornanti nel nostro Paese e tra questi anche la possibilità di lasciare l’Italia e farvi regolare rientro. La possibilità di allontanarsi dal territorio italiano e di farvi rientro è prevista anche a favore dei cittadini extraUe in attesa del rilascio del primo permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato, autonomo o ricongiungimento familiare.Pertanto, attualmente, tutti coloro che sono in possesso della ricevuta di Poste italiane attestante l’avvenuta presentazione della richiesta di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno possono tornare nel loro Paese di origine e far regolare rientro in Italia, in qualsiasi periodo dell’anno, ma solo alle seguenti condizioni: • l’uscita e il rientro in Italia devono avvenire attraverso lo stesso valico di frontiera (ad esempio solo dall’aeroporto di Fiumicino o Milano);• il viaggio non deve prevedere il transito attraverso altri Paesi Schengen (cioè, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo, Spagna, Austria, Grecia, Svezia, Danimarca e Finlandia, Norvegia, Islanda, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria);• è necessario esibire il passaporto o il documento di viaggio equipollente insieme alla ricevuta di Poste Italiane e il permesso di soggiorno scaduto (in caso di rinnovo) o il visto d’ingresso rilasciato dall’Ambasciata Italiana dal quale si desumono i motivi del soggiorno per lavoro o ricongiungimento (in caso di primo rilascio)• il personale preposto ai controlli di frontiera deve procedere alla timbratura del documento di viaggio e della ricevuta, esibiti dal titolare, all’atto dell’uscita e del rientro in ItaliaIl cittadino straniero che per giungere nel Paese d’origine ha necessità di transitare per uno degli altri Paesi dell’area Schengen o in altri Paesi extraUE deve chiedere alle rappresentanze diplomatiche consolari presenti in Italia il rilascio di un visto di transito (se previsto).Nonostante la normativa in questo senso sia chiara, accade spesso che gli addetti ai controlli di frontiera si rifiutino di apporre un timbro al momento dell’uscita o comunque neghino il reingresso all’entrata nel territorio italiano poiché la ricevuta postale di richiesta/rinnovo del permesso di soggiorno non costituirebbe un titolo valido in tal senso. Per superare eventuali problemi si consiglia di mettere in valigia, tra gli effetti personali, anche una copia del telegramma del Ministero dell’Interno del 12 dicembre 2007 .
4 giugno 2008

domenica 22 giugno 2008

Milano: aggressione incivile

CHE NON PASSI SOTTO SILENZIO L'ENNESIMO ATTO DI AGGRESSIONE INCIVILE

Milano, Stelian Covaciu, Rom e missionario cristiano evangelico,
subisce un violentissimo pestaggio, con insulti razzisti e minacce,
da parte di due poliziotti in divisa. E' ricoverato in ospedale, in
prognosi riservata. Gruppo EveryOne: "L'odio razziale ha ormai
contagiato Istituzioni e autorità. E' necessario che le componenti
antirazziste e antifasciste italiane e dell'Unione europea si
impegnino insieme per fermare l'imbarbarimento della nostra società".

Milano, 20 giugno 2008. La città di Milano è ancora teatro di una
vile, brutale spedizione punitiva nei confronti di un cittadino
romeno di etnia Rom, effettuata questa volta da agenti di polizia in
divisa. Dopo l'aggressione avvenuta la mattina del 17 giugno nei
confronti di Rebecca Covaciu - la bambina che si è aggiudicata il
Premio Unicef 2008 per le sue doti artistiche - e dei suoi familiari,
ieri sera, 19 giugno 2008, un altro pestaggio, ancora più violento e
inquietante, ha colpito il papà di lei, Stelian Covaciu, missionario
della Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale. In seguito al primo,
drammatico episodio di matrice razzista il Gruppo EveryOne aveva
lanciato un allarme internazionale, coinvolgendo i media nonché
numerose personalità della cultura e della politica.
Contemporaneamente i deputati radicali – Pd depositavano
un'interrogazione urgente al Ministro degli Interni. Immediatamente
dopo la nuova aggressione, Gina Covaciu, moglie di Stelian, chiamava
ancora Roberto Malini del Gruppo EveryOne che, insieme a una
responsabile dell'associazione milanese Naga, allertava un'ambulanza
e le forze della polizia di stato, che accorrevano sul luogo
dell'agguato e conducevano l'uomo, pieno di contusioni e traumi
interni, sofferente e in stato confusionale, presso l'ospedale San
Paolo, dove veniva sottoposto ad esami e ricoverato. E' tuttora in
prognosi riservata. Dopo aver allertato il Partito Radicale, che
raccoglieva i particolari dell'avvenimento per agire a tutela delle
vittime sul piano politico, il Gruppo EveryOne contattava la questura
centrale per assicurarsi che le autorità formalizzassero la denuncia
di aggressione ed effettuassero indagini scrupolose. "Quando Gina ci
ha chiamato," riferiscono i leader del Gruppo EveryOne Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "era talmente agitata e
disperata che faticava ad articolare discorsi comprensibili. Vicino a
lei, Stelian si lamentava, pronunciando parole sconnesse. Quando la
donna si è calmata, ci ha raccontato i particolari dell'agguato. Gli
stessi energumeni che avevano picchiato, insultato e minacciato i
Covaciu si trovavano ancora davanti a loro. Stavolta però erano scesi
da un'auto della polizia, in divisa e armati di manganelli. Dopo la
prima aggressione, la piccola Rebecca, che è una ragazzina molto
intelligente e intuitiva, ci aveva già detto che gli aguzzini della
sua famiglia indossavano guanti simili a quelli che indossano i
poliziotti. Sospettavamo che avesse ragione, anche perché un numero
crescente di Rom ci segnala di questi tempi un comportamento violento
o intimidatorio da parte delle forze dell'ordine, ma speravamo di
sbagliarci. L'ipotesi più grave, invece, è stata confermata dai fatti
e gli agenti razzisti hanno colpito ancora". Questa volta, però, la
violenza degli uomini in divisa si è concentrata su Stelian. La loro
azione brutale si svolgeva in piazza Tirana, nei pressi della
Stazione San Cristoforo, dove la famiglia vive all'interno di un
riparo di emergenza, fatto di teli e cartone. "Gli agenti si sono
avvicinati all'uomo," proseguono i leader EveryOne, "e l'hanno
apostrofato con un tono minaccioso: 'Ci riconosci? Hai fatto un
errore a parlare con i giornalisti, un errore che non devi ripetere'.
Quindi hanno cominciato a picchiarlo con cieca violenza, sia con i
pugni che con i manganelli, riducendolo in condizioni penose. Quindi,
mentre Stelian era a terra, l'hanno insultato e minacciato: 'Non
raccontarlo a nessuno o per te saranno guai ancora maggiori'. Quando
i due picchiatori si sono allontanati, Gina, i figli e alcuni
concittadini di Stelian l'hanno soccorso. Lui si lamentava ed era in
evidente stato di shock". Intanto un'attivista sopraggiungeva sul
posto e raccoglieva numerose testimonianze da parte dei Rom che
vivono nei dintorni della stazione di San Cristoforo, che
confermavano le parole di Gina Covaciu ovvero che due poliziotti in
divisa, scesi da un'auto della polizia, erano gli autori del violento
pestaggio. "E' necessario che si ponga fine a questa persecuzione,"
concludono gli attivisti, "perché il diffondersi dell'odio razziale,
di cui sono latori politici e numerosi media, ha scatenato una
sequenza impressionante di atti di violenza nei confronti dei
cittadini Rom. Sappiamo che le forze dell'ordine sono formate per la
maggior parte da agenti che operano seguendo il codice etico europeo.
Ci appelliamo anche a loro affinché i razzisti e i violenti siano
isolati e perseguiti, mentre le famiglie Rom, che rappresentano la
parte più vulnerabile della società, siano protette. La violenza
contro i Rom e le intimidazioni nei confronti degli attivisti che si
battono per i diritti dei 'nomadi' crescono, in Italia, ogni giorno
che passa. Famiglie intere vengono braccate fin sotto i ponti, nelle
case abbandonate, nei parchi. Forze dell'ordine, sindaci e assessori-
sceriffi, squadristi e giustizieri hanno scatenato una caccia
all'uomo tanto feroce quanto irrazionale. I Rom vengono costretti a
fuggire da un luogo all'altro, privati di qualsiasi forma di
sostentamento - dall'elemosina ai servizi di strada - ridotti a
fuggiaschi disperati, affamati, malati, senza alcun diritto. Nedo
Fiano, Piero Terracina, Goffredo Bezzechi, Tamara Deuel, Mirjam
Pinkhof, tutti sopravissuti all'Olocausto, avvertono con
preoccupazione i cittadini europei affinché non cedano alle seduzioni
del razzismo e paragonano la persecuzione dei Rom agli anni della
Shoah, gli sgomberi e le spedizioni punitive ai pogrom. Rebecca, la
figlia 12enne, di Stelian, è un grande talento, che l'Unicef ha
premiato proprio nel 2008, ma che l'Italia punisce ogni giorno con il
veleno dell'emarginazione, della povertà, dell'odio e della violenza.
Un Paese che si rende colpevole di una simile ingiustizia, un paese
che accetta tanta violenza, tanta crudeltà verso un intero popolo è
un paese imbarbarito, è un Paese che ha perso la strada dei Diritti
Umani ed è vicino a una crisi dei valori tanto grave da essere
paragonata all'Italia delle leggi razziali, dei manganelli, delle
camicie nere e dei treni per Auschwitz".

Per ulteriori informazioni:

il Gruppo EveryOne e l' Associazione Nazionale Thèm Romano ONLUS, sede nazionale di Lanciano (CH)
per il COORDINAMENTO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONE SA PHRALA - OGNI PERSONA è TUO FRATELLO
Tel: (+ 39) 334-8429527 - (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com
www.associazionethemromano.it :: spithrom@webzone.it

domenica 15 giugno 2008

Nessun esser eumano è illegale

vi invitamo a sottoscrivere...


Fermarsi.
Bisogna fermarsi un attimo, e riflettere
La storia dovrebbe insegnare, eppure si ripete. Ogni volta che un gruppo
umano, una minoranza, viene esclusa, additata come colpevole, si perde un
pezzo di dignità. Ogni volta, si semina un po’ di quell’odio che domani farà
soffrire altri, o tutti; ogni volta, senza accorgersene, si educa chi è più
giovane a credere che la forza risolverà i suoi problemi, a cercare
nell’altro, nel più debole, un capro espiatorio che illuda di essere vivi e
potenti.

Al contrario, è una strada che porta ad essere più vigliacchi e insicuri.
L’abbiamo già visto, più volte... Ogni volta c’è una scusa, apparentemente
convincente: la difesa di un’identità – che è qualcosa in continuo mutare –
o della propria cultura – che si svuota di significato quando è usata per
offendere – o altro, che poi guardando indietro, dopo le sofferenze, non si
riconosce più.

Oggi la scusa è l’agognata, illusoria, sicurezza: a guardar bene fa un po’
sorridere...
Siamo sempre meno ricchi, con meno prospettive, più rifiuti tossici, meno
diritti, più malattie, meno servizi, più paure. In realtà c’è chi negli
ultimi 15 anni s’è arricchito sulle nostre spalle, agenzie finanziarie,
istituti di credito, banche, assicurazioni, immobiliari e tanti rispettabili
figuri; anche le associazioni di stampo mafioso non se la passano male.

Nel frattempo gli italiani hanno sempre più debiti, più frustrazioni, meno
serenità; di fronte al vuoto della nuova generazione, figlia dell’illusione
del benessere a tutti i costi, ci chiediamo attoniti nei salotti televisivi
da dove nascerà mai quest’assenza d’ideali e di valori. Si potrebbe
continuare a lungo… No, in effetti non c’è sicurezza, di nulla.
Solo che in tutto ciò, gli stranieri non c’entrano.
Abbiamo fatto tutto da soli.

Allora delle due l’una: o ci hanno bollito il cervello e non ce siamo ancora
resi conto, oppure è troppo difficile prendersela con chi ha le
responsabilità (tra cui noi stessi) mentre è molto più semplice farlo con
chi sta peggio. Solo che non risolve nulla. E anche questo, l’abbiamo già
visto.

Sapete? Ci hanno ingannato. Pensate davvero che “il Problema” degli italiani
siano gli stranieri?
Non vi sorge il dubbio che condurre l’attenzione a questo “problema
sicurezza” ad arte ingigantito, serva a toglierla da altri più gravi e
reali?

Il nuovo progetto di legge “per la sicurezza”, sull’onda di una campagna
mediatica che ci stanno facendo bere come acqua, stabilisce questo: una
persona che lascia il proprio paese (il più delle volte a causa di un
sistema di “regole” economiche che permette al nord del mondo di gestire
l’80% delle risorse mondiali), e che si avventura in un viaggio spesso
allucinante al solo scopo di cercare una vita decente, non appena mette
piede (se riesce) sul suolo italiano, è considerato colpevole.

Penalmente. Il reato? In sostanza quello di aver osato provare ad entrare
nel mondo ricco, dove può farlo solo se serve a un europeo, come forza
lavoro a basso costo. Siamo al punto di non-ritorno: punire chi è colpevole
di essere nato dalla parte sbagliata.

Ma non vi ricorda proprio nulla?
Ciò è palesemente contrario alla nostra costituzione, alle leggi europee, a
buona parte dei principi e valori a cui affermiamo di attenerci. Che succeda
in un paese che non dimentica di citare le proprie “radici cattoliche”
aggiunge un pizzico di paradosso, ma anche questa è storia già vista.. .

Di questo stiamo parlando: dignità, coerenza, civiltà, rispetto dei diritti
umani, termini scontati che non dicono più nulla, tranne quando c’è da
mandare un SMS per pulirsi la coscienza. E’ il rispetto di ogni uomo o
donna, delle sue lacrime, del suo dolore, delle sue speranze, della sua
felicità, del suo diritto a vivere con la propria famiglia nel luogo che
ritenga più adeguato. Nessuno di noi potrebbe vedersi negare tutto ciò da
chicchessia. Eppure lo si nega ad altri.

Senza questo rispetto come base imprescindibile di ogni rapporto, in
concreto e non solo a parole, non siamo e non saremo nulla. Ditelo, ai
vostri figli. Questa legge, così come il comune pensare da cui nasce, non è
solo xenofoba; è di un’ipocrisia che fa spavento.

Alcuni hanno già detto e scritto che questa legge non funzionerà: è vero, è
tecnicamente inadeguata, costosissima e in concreto inapplicabile. In una
parola, stupida; ma non è questo il suo lato peggiore.
Il peggio, è l’essere figlia e madre della cultura dell’odio, quell’odio
facile che accompagna la storia dell’uomo e, come sempre, non ci darà un
briciolo in più di sicurezza. Ne toglierà a chi già ne ha ben poca.
Proviamoci. Fermiamoci un attimo.
A pensare.
PRIME SOTTOSCRIZIONI:
Silvia Amaturo, Marida Augusto, Fatima Azaoui, Fausto Baratella, Gabriel
Baravalle, Alessandro Ceffa, Giorgio De Battistini, Elena Dionisio, Mohammed
El Bilaly, Max Hirzel, Caterina Jara. Elena Nicolau, Marcello Quinci,
Luciano Rossi, Emilio Sulis, Sadek Sabbar,

PER ADERIRE: nessunuomoillegale@gmail.com

martedì 10 giugno 2008

Cittadini non comunitari
CAGLIARI, 10 GIUGNO 2008 - Uno stanziamento di 700 mila euro in favore di cittadini di paesi extra comunitari dove non esisono competenze medico-specialistiche per il trattamento di gravi patologie e per i cittadini di paesi la cui particolare situazione contingente non rende attuabili, per ragioni politiche, militari o di altra natura, gli accordi esistenti con il Servizio Sanitario Nazionale per l’assistenza sanitaria. La Giunta regionale ha infatti approvato il programma assistenziale per ragioni umanitarie per l’anno 2008 per assicurare le prestazioni sanitarie, in regime di ricovero presso le strutture sanitarie pubbliche della Sardegna, per le persone che rientrano nelle tipologie su indicate. Obiettivo del programma è quello di supportare l’azione delle istituzioni pubbliche e private, con sede in Sardegna, che svolgono attività di cooperazione internazionale o di assistenza umanitaria, rendendo più incisiva la loro azione di aiuto e di sostegno alle realtà in cui tali istituzioni operano. Oltre al ricovero ospedaliero potranno essere autorizzate eventuali visite di controllo successive agli interventi chirurgici e le terapie mediche e farmacologiche indispensabili per il trattamento del caso proposto; l’autorizzazione dell’Assessorato dovrà valutare in questi casi che simili prestazioni non siano assicurabili nel paese di origine. Potranno essere compresi inoltre gli ausili protesici e i presidi di ortesi. Negli anni scorsi il programma assistenziale per ragioni umanitarie è stato approvato in via sperimentale: le risorse complessivamente stanziate, pari a 600 mila euro, sono state completamente impegnate a favore delle aziende sanitarie, Asl di Cagliari e Azienda Ospedaliera Brotzu, in cui sono stati eseguiti interventi di trapianto di midollo osseo e un trapianto di cuore. In particolare, nel 2006, hanno beneficiato del programma umanitario 11 bambini: 5 provenienti dall’Albania, gli altri provenienti dalla Bosnia, dalla Palestina, dalla Turchia, dall’Irak, dalla Repubblica Dominicana e dallo Sri Lanka.
http://www.blogger.com/www.sardegnasociale.it/documenti/11_98_20080610180431.pdf

giovedì 5 giugno 2008

Operaio Rumeno cerca lavoro

Giovane rumeno, 30 anni, cerca urgentemente lavoro come.
muratore,
operaio, tutto fare e quanto altro si vaglia qualsiasi opportunità in oristano e limitrofi
contattare con urgenza:
gatoobrero@yahoo.it
o 33979167117